Sedici fotografi internazionali uniti per Emergency Afghanistan
Sedici fotografi di fama internzazionale uniscono i loro scatti per raccontare gli attimi di normalità e i paesaggi sospesi di un Paese tormentato da una guerra che dura da più di 40 anni e che ha finora causato un milione e mezzo di morti, centinaia di migliaia di feriti e mutilati e oltre quattro milioni di profughi. A dare il loro prezioso contributo saranno professionisti del calibro di Jim Huylebroek, che ha spesso aperto le prime pagine del New York Times, o Matthieu Paley, che ha pubblicato un libro sulla regione del Pamir; o ancora, rinomati autori italiani come Giulio Piscitelli e Ferdinando Rollando – guida alpina e fotografo che esplorò le zone più remote delle montagne afgane – che hanno scelto di cedere alcuni dei loro scatti più emblematici a supporto delle attività di Emergency Afghanistan.
In Afghanistan esistono tanti bambini, ma non esiste più l’infanzia
– Khaled Hosseini, Il cacciatore di aquiloni
Oltre ai quattro artisti già citati, la collezione riunirà gli scatti di altri 12 fotografi, tra cui Andrew Quilty, Kiana Hayeri, Farshad Usayan, Hedayat Amid, Glen Wilde, Annette Widtz, Nick Curran, Mohammad Omar Lemar, Nilofar Niekpor, Mohib Ali, Omer Khan e George Butler. Si tratta di tutti professionisti affermati o talenti emergenti che hanno dedicato il loro lavoro al raccontare i lati meno noti della realtà dell’Afghanistan con immagini raramente viste finora.
Le loro stampe d’autore, per un totale di 24 scatti, saranno messe in vendita grazie all’iniziativa di Ishkar, impresa sociale inglese nata a Kabul, che da quattro anni collabora con artisti ed artigiani in Paesi colpiti dalla guerra, promuovendo una narrativa diversa per questi luoghi, spesso definiti dai titoli di cronaca che ne oscurano gli aspetti positivi, quali il patrimonio artistico, culturale e ambientale.
L’intera manifestazione è a cura di Emergency, un’associazione indipendente e neutrale, nata nel 1994 per offrire cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà. L’associazione, che si impegna da decenni a promuovere principi come pace, solidarietà e rispetto dei diritti umani, ha iniziato a lavorare in Afghanistan nel 1999.
Da allora ha curato più di sei milioni e mezzo di persone e, ad oggi, gestisce Centri medico-chirurgici a Kabul, Lashkar-gah e nella Valle del Panshir, un centro maternità ad Anabah e una rete di 38 Centri sanitari e di Posti di primo soccorso. Nonostante la prima metà dell’anno in corso abbia visto una diminuzione nel numero di vittime e i dialoghi di pace tra Stati uniti e talebani abbiano tenuto banco sulla stampa internazionale, dall’inizio dell’anno ad oggi 1282 civili hanno perso la vita a causa della guerra.
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