Il racconto della mostra tributo allo stilista, nella cornice perfetta di Palazzo Biscari
In molti conoscono Gianni Versace, fondatore dell’omonima casa di moda nonché pioniere del prêt-à-porter italiano, insieme a quel novero di grandi nomi che negli anni Ottanta hanno portato Milano sul tetto del mondo. In pochi, invece, conoscono Palazzo Biscari: una perla rara incastonata nel cuore di Catania, un palazzo dallo stile Barocco (ma non solo, rococò e molto altro) che ha visto avvicendarsi all’interno delle proprie mura vicende e intrighi familiari. Dall’unione di queste due anime – perché gli edifici così ricchi di storia e bellezza sembrano quasi prendere vita – è nata una mostra tributo a suo modo perfetta, One Night with Gianni: Gianni Versace Baroque Tribute.
“Ho fatto un tributo, non solo a Gianni Versace”, ha spiegato la curatrice della mostra Sabina Albano, “ma alla Sicilia, alla città di Catania e soprattutto a questo luogo fantastico, immaginifico, che è Palazzo Biscari. Ho pensato di far dialogare gli abiti di Gianni Versace, in particolare quelli della collezione del 1992, con un grande eclettismo ispirato al Barocco. Ho pensato di far procedere il visitatore in un percorso quasi mitico, accompagnandolo in questa scatola effervescente dei saloni da ballo di Palazzo Biscari. Ho pensato quindi di guidarlo in una notte immaginifica con Gianni Versace, procedendo attraverso questi tessuti, guidati da quello che c’è intorno in un viaggio sempre più profondo”.
Il risultato è un viaggio – appunto – alla scoperta di alcuni degli abiti più iconici tra quelli ispirati al Barocco e creati da Gianni Versace. Tailleur e abiti stampati in un connubio perfetto con le pareti delle stanze nelle quali sono ospitati, quasi a simulare un rapporto simbiotico tra moda e architettura. Procedendo per gradi di intimità, si passa dai vestiti alla camera da letto, nel quale è presentato uno dei primi prototipi della collezione Versace Home Signature, un piumone disegnato da Gianni Versace per la sua casa di Miami. Quindi uno studio, con i libri più iconici dedicati allo stilista e una vestaglia in seta con il celebre motivo dorato, ispirato all’Antica Grecia e diventato l’inconfondibile segno di riconoscimento del brand. Infine, una profonda vasca in pietra con accappatoio e una tavola apparecchiata per due, a simulare una muta eppur coinvolgente conversazione con il celebre stilista, assassinato a Miami nel 1994.
Proprio in quell’anno, dopo la tragedia che sconvolse la moda italiana e non solo, nacque l’idea della collezione privata alla quale appartengono gli abiti in mostra. Il proprietario è Antonio Caravano, del quale Sabina Albano ha raccontato: “All’epoca era un giovane uomo che viaggiava molto: in quel momento diretto proprio a Miami e in lui nacque il desiderio riportare a casa dei pezzi di Versace. Una sorta di revanche, la volontà di salvare ciò che in quel momento molti americani gettavano via quasi con vergogna, poiché la sua uccisione fu uno scandalo”. Da quel primo moto di orgoglio tutto italiano è nata un’ampia collezione, curata appunto dalla prof.ssa Albano ed esposta in diverse mostre in giro per l’Europa.
A fornire un prezioso contributo ai pezzi in mostra nell’esibizione One Night with Gianni è stato poi anche Franco Jacassi, fondatore e proprietario dell’iconico negozio milanese Vintage Delirium, meta imperdibile di stilisti e creativi fin dagli anni Ottanta. Tra di loro, ovviamente, c’era anche Gianni Versace. Di lui Jacassi ci ha detto: “Ho conosciuto Gianni Versace molto molto presto. In quegli anni per me è stato facilissimo: tutti quanti, compresi gli stilisti, avevano bisogno di idee. Io portavo idee. Lui (Gianni Versace) all’epoca lavorava da Alias e comprava tantissimi libri. Li strappava e se li appuntava: diceva che l’idea che lui vedeva doveva essere immediatamente messa da parte. La differenza fra Gianni e altri stilisti era che lui voleva far sparire tutto quello che gli dava delle idee. Non lo doveva vedere nessun altro. Magari comprava venti metri di tessuto quando gliene bastavano due”.
Un approccio eclettico, figlio di un genio creativo che ha lasciato un segno indelebile nel corso della storia della moda. Lo ha confermato con le sue parole Bruno Gianesi, che per sedici anni è stato a capo dell’ufficio stile di Versace a fianco del grande stilista: “Il barocco è stato uno dei segni che hanno contraddistinto Gianni. La medusa stessa è diventata poi l’emblema del marchio. Non dimentichiamoci che Gianni è nato a Reggio Calabria, la culla – come la Sicilia – del barocco e dell’arte greca. Tutte queste influenze poi sono state elaborate nel prodotto finale di Versace, in cui convivono in un equilibrio perfetto il neoclassico, il barocco, il punk e l’arte moderma. Questo è stato il segreto di Gianni: far dialogare questi elementi culturali tra di loro”.
Leggi anche: Beauty upcycling: I’m trash di Etat libre d’orange è il profumo del futuro
Beatrice Anfossi