Come nasce il brand di calzature che ha conquistato anche le star americane
Una famiglia di imprenditori di successo non può che essere un ambiente stimolante in cui crescere. Lo dimostra l’innovativo brand di calzature di Alberto Franceschi Hide&Jack, creato nel 2014 insieme con il fratello Nicola. Dietro Hide&Jack vi è un’idea semplice quando vincente: la possibilità di cambiare rapidamente aspetto, a seconda del proprio umore o delle proprie necessità. Così è nata la scarpa brevettata con tomaia intercambiabile, così è nato il successo di due giovani imprenditori. A raccontarcelo, sono proprio loro.
Alberto, nel 2014 hai fondato il brand di calzature Hide&Jack con tuo fratello Nicola. Da che cosa è nata l’idea? Quali sono gli obiettivi che vi ponete per il futuro?
L’idea di Hide&Jack nasce dalla passione per il fashion. Quando ero adolescente mi divertiva molto aiutare i miei amici a cambiare look; creare una mia label è stato sempre il mio sogno e così è nato Hide&Jack. Il nome del brand prende spunto dal celebre romanzo scozzese Dr. Jekyll e Mr. Hyde, la storia di due personaggi diversi tra loro, ma allo stesso tempo uniti. Le nostre sneakers rispecchiano molto questo principio, basta osservarle bene per capirlo.
Credo che ognuno di noi abbia più di una personalità, le persone non sono mai “una cosa sola” e il fashion ci può aiutare a esprimere noi stessi fino in fondo, è un po’ come il nostro primo biglietto da visita. Io e mio fratello Nicola per Hide&Jack abbiamo obbiettivi molto ambiziosi, sicuramente rendere il brand più internazionale possibile e fare in modo che nel mondo la notorietà del brand arrivi ad “infastidire” le icone della moda.
Mettersi a capo di un’azienda ha significato seguire le orme imprenditoriali di vostro padre, patron di Grafica Veneta. Come è stato vissuto il cambio di rotta? La presenza di un padre così importante ha rappresentato un vantaggio o, qualche volta, un peso?
Creare un’azienda dal nulla credo sia una delle cose più difficili, bisogna entrare e crearsi uno spazio nel mercato. Inserirsi in questa epoca in un settore in cui la proposta è elevatissima non è stato per niente facile, ma se mi guardo indietro penso che abbiamo fatto proprio delle grandi cose. Non sono sicuro, se mi chiedessero di rifare tutto da capo, se ne sarei in grado.
La nostra famiglia è composta da imprenditori e la nostra Holding comprende moltissime attività, non ci sono stati grandi cambi di rotta perché il nostro compito è essere in grado di presenziare per tutti i rami delle aziende che abbiamo. La presenza di nostro padre, importante nel panorama imprenditoriale, ha rappresentato sicuramente un vantaggio e un motivo di sprono. Il settore moda è molto complicato e differente da molti altri ambiti, ma lui ci ha aiutato con i suoi consigli; stava a noi prendere e portare avanti i suggerimenti giusti per fare la differenza.
La famiglia è parte integrante del vostro lavoro, collabori infatti con tuo fratello e con la tua fidanzata Natasha. Che cosa implica questo? Come conciliare affari e affetti? Come sono divisi i compiti all’interno dell’azienda?
Io credo che avere persone care o di famiglia all’interno del proprio business, con il medesimo interesse e la stessa voglia di portare avanti il progetto, sia un vantaggio insostituibile. Ad oggi per portare avanti un progetto così ambizioso bisogna sentirsi una famiglia e “remare” tutti come fossimo nella stessa barca. I compiti all’interno di Hide&Jack sono divisi tra me e mio fratello Nicola: io sono il Brand Manager e gestisco tutto quello che ruota attorno all’immagine del marchio (stile, marketing, commerciale), mentre mio fratello gestisce l’operatività (produzione, gestione dei sistemi, contratti).
Alberto Franceschi Hide&Jack: “Creare una mia label è sempre stato il mio sogno”
Le vostre calzature sono indossate da star del calibro di Bianca Balti, Irina Shayk, Alessandra Ambrosio, ma anche calciatori e sportivi come Jorge Lorenzo. Quanto è importante a vostro avviso associare un prodotto a volti noti, soprattutto nel mondo social?
Vedere personaggi così noti e importanti vestire il nostro brand è sicuramente una delle soddisfazioni più grandi che abbiamo ricevuto. Per quanto mi riguarda è stato quasi facile farli innamorare del marchio Hide&Jack, soprattutto per via della lavorazione che sta dietro a ogni calzatura. Noi utilizziamo infatti un metodo definito “a sacchetto”: un processo antico e costoso, ma in grado di offrire un comfort non indifferente. Quando offri un prodotto cool, made in Italy e anche comodo, buona parte del lavoro è già fatto. Avere delle celebrities che mostrano e condividono Hide&Jack è stato importante nel panorama attuale: in un mondo sempre più digitale, non sono più le vetrine dei grandi negozi che danno la credibilità ad un brand, ma le vetrine digitali fatte da personaggi dai nomi altisonanti e cool.
L’emergenza sanitaria e il lockdown hanno impresso una svolta anche nel campo della moda. Quali pensate possano essere gli sviluppi futuri di questo settore, anche in vista della Milano Fashion Week? E quale ruolo credete avrà in questo scenario la sostenibilità?
L’emergenza sanitaria ha cambiato il mondo, molti settori sono stati colpiti, la moda purtroppo è uno di questi. Noi siamo riusciti a raddoppiare i nostri numeri nonostante tutto, ma per il semplice fatto che il marchio era ed è in forte crescita sia offline che online. Va detto però che la moda è emozione, quindi il digitale può aiutare ed essere un punto forte, ma non può vivere da solo. Il lavoro di un brand è suscitare senzazioni e questo avviene quando il cliente prova e si sente a suo agio con il prodotto. Credo che la Fashion Week tornerà ad essere un grande evento quando ci sarà la possibilità di tornare alla normalità.
L’essere sostenibile è una caratteristica che sta influenzando molto la moda e credo che sia importante da sviluppare e da portare avanti come concetto nelle collezioni. Sono nati marchi che hanno come mission aziendale il riciclo e il rispetto per l’ambiente a 360 gradi e stanno sicuramente facendo un bel lavoro.
Vostro padre, Fabio Franceschi, rappresenta sicuramente una preziosa fonte di ispirazione. Ma il panorama imprenditoriale italiano – soprattutto nel campo del fashion – vanta diversi nomi di successo, da Remo Ruffini a Renzo Rosso per citarne solo un paio. Vi ispirate a qualcuno di loro in particolare?
Il panorama imprenditoriale italiano è una fonte enorme di esperienza e ispirazione. Il Veneto, la regione dove è basato il nostro brand, ha partorito tantissimi casi di enorme successo. La nostra sede produttiva è a pochi passi da Moncler, Golden Goose, Diesel e tantissimi altri. Io seguo e studio molti di questi casi, ma non mi ispiro a nessuno di loro, cerco di creare la mia storia.
Qual è l’eredità che vorreste trasmettere ai vostri figli, se un giorno deciderete di averne?
Credo che la più grande eredità che io possa trasmettere ai miei figli sia quella del rispetto del lavoro e che il segreto del successo è appassionarsi e far sì che il lavoro non diventi un peso, ma un divertimento. In questo modo non lavorerai un giorno della tua vita.
B.A.
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