Stéphane Revol svela come gustare al meglio gli Champagne Comte De Montaigne
Comte de Montaigne diventa famoso in Italia nel 2012, quando Stéphane Revol (CEO della Maison dal 2016) decide di far conoscere al bel Paese l’autentico Champagne dell’Aube. Pressa, assemblage, presa di spuma e invecchiamento sui lieviti, remuage, sboccatura e dosaggio sono le fasi chiave del processo produttivo, che viene svolto dalla Maison nel massimo rispetto dei tempi della natura, per finalizzare le Cuvée nel segno della qualità.
Per essere denominato Champagne il vino deve essere prodotto, vendemmiato ed elaborato nell’omonima regione, dalla quale prende aromi e profumi legati al particolare terroir. Inoltre, produrre il nettare divino richiede una cura, una sapienza, delle tecniche e dei segreti da uomini che da generazioni ci mettono il cuore
-Stéphane Revol
Dalle Cuvée della Côte des Bar nascono cinque grandi champagne: il Brut (70% Pinot Noir e 30% Chardonnay), da sempre simbolo della Maison, dal profumo di frutta bianca (mela, pera e pesca); l’Extra Brut (70% Pinot Noir e 30% Chardonnay), con aromi di pompelmo, limone, pesca, pera e mela. E ancora: il Rosé (100% Pinot Noir), fruttato e vinoso; il Blanc de Blancs (100% Chardonnay) dal profumo burroso con sentore di agrumi, frutta esotica e fiori bianchi e la Cuvée Speciale (100% Pinot Noir), dai profumi di frutta nera accompagnati dai sottili aromi di spezie e di crosta di pane.
A volte, però, bere uno Champagne di ottima qualità è più difficile di quel che sembra: magari non si è abbastanza esperti per scegliere quello giusto, o si è in difficoltà nell’abbinarlo o forse ancora perché non si usano i corretti metodi di conservazione. Ci ha pensato il CEO Stéphane Revol a fornire alcuni consigli proprio per evitare che lo Champagne Comte de Montaigne venga sprecato, commettendo un terribile sacrilegio.
Il primo criterio per valutare la qualità di uno Champagne è la bolla: deve essere sottile e persistente; si passa poi al colore dello Champagne, che dovrebbe essere sui toni dorati e chiari. Fondamentale è poi il gusto: ben equilibrato, senza eccessi o note di sapori in contrasto con altre. “Non sempre abbinare due vini pregiati si traduce in una Cuvée di qualità, perché c’è il rischio che i due vini di eccellenza vadano in contrasto, anziché armonizzare le loro personalità”, spiega Stéphane Revol.
Un altro punto fondamentale per la buona riuscita di un brindisi è il modo in cui viene servito lo Champagne: è molto importante che abbia una temperatura tra i 10 e i 12 gadi, la stessa alla quale viene conservato nelle cantine. La perfezione si raggiunge mantenendo la bottiglia sdraiata durante la conservazione, meglio se in un luogo buio, poiché la luce compromette la struttura del vino. Infine, il modo migliore per assaporare pienamente il gusto dello Champagne è berlo in un calice con forma a tulipano, cosicché i suoi aromi vengano esaltati. Al di là di questi preziosi consigli, bisogna tenere a mente alcune regole di base: mai riempire i bicchieri in un solo colpo, fare il classico “botto” o servire lo Champagne con il ghiaccio nel bicchiere.
Ultima ma non meno importante è la scelta dello Champagne per ogni occasione: il Brut è perfetto per rendere speciali i vostri aperitivi; l’extra Brut unisce con armonia acidità, lunghezza e mineralità, dimostrandosi il perfetto accompagnamento per un antipasto ai frutti di mare; lo Champagne rosé è consigliato con il sushi; lo Champagne Blanc de Blancs – quintessenza dell’eleganza – accompagnerà in modo magistrale sia le tartare di pesce sia quelle di carne; infine, lo Champagne Cuvée Spéciale rappresenta il top di gamma, garantendo un abbinamento gourmand con crostacei e pesce.