Il primo vademecum per orientarsi sulla moda sostenibile
La parola “sostenibilità” campeggia in modo sempre più evidente nei siti, nei social e nelle pubblicità dei brand appartenenti al fashion system, spesso accompagnata anche da claim, etichette e marchi di certificazione. Ma come fa un consumatore, in un panorama così confuso, a capire chi è davvero degno della sua fiducia? Chi non dice solamente di fare del bene e lavora davvero in modo etico, e chi invece sfrutta questo messaggio per ottenere un torna conto economico. Prende il via da questa esigenza il nuovo lavoro di Francesca Rulli, Ceo di Process Factory e ideatrice di 4sustainability, il sistema e marchio che attesta la sostenibilità delle filiere del fashion & luxury, traduce le sue competenze in un linguaggio adatto al grande pubblico, sempre più assetato di informazioni attendibili sulla sostenibilità della filiera moda.
Dopo aver accompagnato oltre 160 realtà – tra brand internazionali e imprese della migliore filiera italiana – nell’implementazione di azioni concrete per lo sviluppo sostenibile, Francesca per la prima volta si rivolge al consumatore finale con il libro Fashionisti consapevoli – Vademecum della moda sostenibile, edito da Flaccovio. L’autrice accompagna il lettore alla scoperta del sistema moda, presentando le potenziali aree critiche (dalle condizioni di lavoro all’uso di sostanze chimiche) e i vantaggi e le criticità dei materiali più diffusi (lana, cotone, poliestere, pelle…), per aiutare il lettore a conoscere meglio ciò che indossa, interpretarne il prezzo e valutarne il ciclo di vita.
Fashionisti consapevoli: moda e sostenibilità arrivano direttamente in libreria
In pratica cerca di trasformare il futuro acquirente in un cliente consapevole. Il volume è, inoltre, arricchito dalla prefazione di Matteo Marzotto e dai contributi di numerosi esperti del settore. C’è qualcosa di diverso nel recente orientamento ai consumi, una tendenza decisamente global con una certa evidenza anche nel nostro quotidiano. Poche code davanti ai negozi, nessuna frenesia di accaparrarsi vestiti o accessori in offerta, un giro d’affari che – secondo il Codacons – si fermerà a 4,1 miliardi di euro, addirittura un miliardo in meno rispetto allo stesso periodo del 2020. È per via dell’inflazione, della variante Omicron che ha costretto milioni di italiani alla prudenza e all’isolamento domiciliare, del rincaro dei prezzi delle bollette? In parte sì, ma alla base c’è anche una motivazione molto più profonda: l’approccio ai consumi, non solo di moda, sta cambiando, anzi evolvendo. “Less is More“. C’è sempre meno voglia di acquistare soltanto per il gusto di farlo, e sempre più determinazione a fare scelte responsabili nei confronti del pianeta e della società. È emerso da alcune analisi che più di tre consumatori su cinque scelgono un brand anche sulla base delle sue dichiarazioni in materia di sostenibilità.
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L’autrice ha dichiarato: “La moda usa e getta non funziona più. Non funziona più per il pianeta, per la società, per l’economia e non funziona più nemmeno per i consumatori. Fino a ieri, i brand hanno basato il loro successo sulla capacità di portare in negozio un numero sempre più alto di collezioni, realizzate grazie alla capacità di contenere i costi il più possibile. Se vorranno uscire dalla crisi ancora più forti, dovranno fare qualcosa di molto diverso: produrre in modo più sostenibile, raccontare questo percorso e farlo in modo trasparente e credibile”. L’intento di Francesca è quello di fornire gli strumenti adeguati per far si che i consumatori si pongano le domande giuste. Spiega i tutti passaggi di una filiera dalla produzione alla distribuzione dei capi, per aiutare il lettore a conoscere meglio ciò che indossa, interpretarne il prezzo e valutarne il ciclo di vita. Tutto ciò con un occhio di riguardo alla sostenibilità.
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