Apre al pubblico la mostra Glitch nel cuore del capoluogo lombardo. Un’occasione per scoprire il lato più puro ed esperienziale della materia pittorica
Save the date! A partire da oggi, mercoledì 8 novembre, e fino a sabato 27 gennaio 2024, apre al pubblico la mostra collettiva Glitch, progetto a cura di Chiara Bertola e Davide Ferri. L’esposizione prenderà vita negli ambienti dell’edificio Building in via Monte di Petà 23 nella città di Milano, dove sarà possibile fare visita da martedì a sabato nella fascia oraria 10-19. Questo progetto espone una selezione di ben ventiquattro opere pittoriche di dieci artisti italiani ed internazionali: Simon Callery, Angela de la Cruz, Peggy Franck, Pinot Gallizio, Mary Heilmann, Ilya & Emilia Kabakov, Andrea Kvas, Maria Morganti, Farid Rahimi e Alejandra Seeber.
Glitch mostra Milano: l’idea che ha dato origine al progetto
Abbiamo avuto l’occasione di prendere parte alla preview stampa della mostra, con la grande opportunità di conoscere in anteprima le meravigliose opere esposte ed avere avuto il piacere di conoscere in prima persona alcuni degli artisti protagonisti dell’esposizione. “É un progetto al quale abbiamo pensato e su cui abbiamo ragionato per molto tempo…eravamo forse ancora prima del Covid! Un percorso davvero lungo e pieno di parole, di suggestioni che ci siamo scambiati, fino a quando mi è arrivata l’ispirazione dalla lettura di un testo di un filosofo francese, in cui mi è saltato all’occhio il termine “de-coincidere”, ha detto Chiara Bertola. “L’ho immediatamente proposto a Davide, che ha colto anch’egli il medesimo stimolo e la stessa sensazione che avevo percepito io, e iniziammo così a lavorare su questo”, ha raccontato Bertola la quale è stata recentemente nominata direttrice della galleria d’arte moderna di Torino. Quindi, cosa si nasconde dietro a Glitch? Qual è il suo scopo? “De-coincidere” significa essere in grado di uscire fuori dalla traiettoria frontale a cui siamo soliti mentre fruiamo delle opere, provando invece ad osservare le cose cambiando traiettoria, punto di vista. Da questo spostamento, l’opera è in grado di sprigionare una nuova ed inedita energia, a partire anche dalla materia pittorica che la compone. Ed è proprio la pittura o, come la definiscono Bertola e Ferri, la “mera pittura“, a manifestare al meglio questo fenomeno di “de-coincidenza”, quando, appunto, la coincidenza tra immagine e supporto viene meno o quando l’essenza della materialità pura di una pittura va ad eccedere.
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Mostra Glitch: cosa si intende per “mera pittura”?
Con questo termine Bertola e Ferri hanno deciso di connotare un tipo di pittura che, per certi versi, può essere definita come “bassa“, “materiale“, che va a giocare con la definizione invece di “vera pittura”, aprendo svariati immaginari, tra i quali l’idea di trasmettere una sorta di “senso di verità” in pittura, che da sempre accompagna le profonde riflessioni sul mezzo stesso. Lungo tutta la mostra, quindi, la materia pittorica si presenta agli occhi del visitatore nella sua più “mera” essenzialità e con la presenza viva di un'”incrinatura“, di uno “sfasamento” (da qui la scelta del nome “Glitch” dall’inglese “disturbo“, “anomalia“) dovuto allo scardinamento di un’abitudine. Si genera, così, uno scarto che va ad azionare una sorta di vitalità energica ai suoi livelli primari, con linee e tracce del tempo, e a quelli artigianali, con l’esaltazione del fare a mano. Quindi, andare a cercare un “inciampo”, uno stravolgimento nella rappresentazione, indica una condizione essenziale proprio per spingere l’arte verso quella vitalità di cui abbiamo già parlato precedentemente. Potremmo meglio definire Glitch come uno studio alla ricerca di quelle opere che rappresentano delle “smagliature” all’interno di un sistema dannatamente saturo e abituato alle consuetudini, che cerca così un punto di rottura con queste abitudini e rivelandosi uno spazio assolutamente fecondo per la libertà espressiva dell’artista.
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