La mostra si terrà a Como dal 29 settembre a 18 novembre 2018
Aprirsi all’altro e provare a intravedere qualcosa che vada oltre oltre noi stessi, usando come unico strumento a disposizione l’arte contemporanea. O, ancora meglio, la fiber art contemporanea. Questo l’obiettivo di Miniartextil, la mostra arrivata ormai alla sua ventottesima edizione, che si terrà nella ex Chiesa di San Francesco di Como dal 29 settembre al 18 novembre 2018. Tutte le edizioni di Miniartextil hanno declinato e divulgato questa arte di fibra, entrata ora a pieno titolo nell’Olimpo dei grandi, grazie a tanti maestri che si sono adoperati perché questo avvenisse a Como, da sempre una delle capitali nazionali nella produzione del tessuto.
Durante la mostra verranno esposte moltissime opere. Sarà forse il filo roteante di Soo Sunny Park, nell’abside di San Francesco con la sua “Unwoven Light”, a imprimere nuova luce nel nostro modo di vedere gli uomini? O sarà il “Rosso e Nero” della grande Maria Lai, artista che viaggia tra le sale dei più importanti musei del mondo, a portare l’innovazione? Nella ex chiesa, ora consacrata dal Comune di Como all’arte contemporanea, lisergico sarà l’incontro con “String_Column_0155” del coreano Sung Chul Hong, così come ammaliante sarà osservare il “Genoma” di Charles Sandison. Eterea poi l’opera di fili e immagini “Falling” di Chloe Ostmo, che raffigura una delle azioni più umane che ci sia, la caduta.
Stoffa, sale e libri per “Palmira” di Medhat Shafik, artista egiziano quotatissimo oltreoceano. Di umana concettualità e sensibilità, invece, l’opera di Sandra Matamoros, fotografa e designer parigina che nelle sue immagini cuce tutto il dolore e l’amore che incontriamo nei nostri sogni. Interessati poi le fotografie del comasco Gin Angri e “The Jungle” di Patrizia Polese, che presenta una cascata di fili che – come scrive Clarita Di Giovanni, la curatrice della mostra – simboleggiano il DNA umano, preziosissimo e affascinante.
“Déjà Vu” di Pia Manniko ci accoglie all’ingresso, con un soffice tulle a raffigurare la sagoma di uomini e donne che hanno catturato l’attenzione dell’artista finlandese. E, ancora, le plastiche e perfette sculture del portoghese David Oliveira (già presente a Miniartextil negli anni passati), che presenta busti, maschere e pagliacci che sembrano prenderci in giro nella loro perfezione. L’immagine coordinata di questa edizione della mostra, invece, è tratta dall’opera “Minaret Hats” di Maimouna Guerresi, artista presente fino a fine novembre anche ai Cantieri della Zisa di Palermo in occasione di Manifesta.
Il cuore di Miniartextil saranno i Minitessili, 54 piccole opere che raccontano la storia di questa mostra. I Minitessili sono stati scelti lo scorso mese di maggio dalla Giuria internazionale presieduta dal fashion designer Carlo Pozzoli e composta dall’artista lettone Rolands Krutovs e da Micheal Hadida, CEO Leclaireur Paris. All’opera “Heart” di Hiromi Mirotani, uno dei Minitessili esposti, verrà assegnato il prestigioso premio Arte&Arte. Il pezzo poi entrerà a fare parte della Collezione Bortolaso-Totaro. All’installazione “Reliquia” di Marco Rubber e Enrico Mancini, invece, verrà assegnato il premio Sponga, giunto alla sua terza edizione e istituito da Marialuisa e Giancarlo Sponga, con Nazzarena Bortolaso e Mimmo Totaro.
In occasione del vernissage di sabato 29 settembre, i visitatori potranno assistere e partecipare alla performance “The Jungle”, ispirata all’opera di Patrizia Polese. L’autore della performance, Antonio Melasi, cercherà di districarsi in una giungla di fibra, invitando anche il pubblico a misurarsi con il groviglio di fili. La performance di Melasi simboleggia il rapporto che ci lega quotidianamente con i media e il mondo che ci circonda: ogni giorno, infatti, siamo subissati da migliaia di informazioni differenti, che ci destabilizzano e condizionano le nostre idee e i nostri pensieri. Per questo serve imparare a sopravvivere nella “giungla”, per mantenere la nostra natura e consapevolizzare il nostro pensiero autentico.
L’angolo dedicato al relax e alla lettura, infine, sarà arredato dalle creazioni delle collezioni Déshabillé e Coffee Table di Draga&Aurel, due affermati designer che lavorano con selezionati produttori artigianali di oggetti d’arredo, disposti a sposare la loro idea di design volto alla riscoperta delle tecniche tradizionali per la realizzazione di oggetti unici, fatti a mano. In questo angolo sarà possibile ammirare le preziose sedute del 19° secolo ricostruite utilizzando lino e altri tessuti di recupero, con una chiara ispirazione all’arte povera e ai tavoli in resina realizzati in collaborazione con Ugo Ambroggio. Le sedute, in particolare, ricordano viaggi lontani, grazie alla presenza di lettere e numeri, parte dei quali volutamente cancellati.