Il brand PagliaMilano presenta la nuova collezione eco-chic
Sartoriale, Milanese e upcycling. Queste tre parole riassumono il concept di PagliaMilano, il brand fondato da tre sorelle nel 2012. L’azienda nasce da subito con un’identità chiara: una collezione eco-chic e senza tempo, che risponde alle sole esigenze di semplicità, eleganza, sostenibilità e sartorialità. Ogni pezzo diventa una limited edition all’interno della collezione stessa e il suo nuovo utilizzo segna la rinascita del suo ciclo vitale, altrimenti terminato. Abbiamo intervistato Margherita, Francesca e Giulia, fondatrici di PagliaMilano, e gli abbiamo chiesto di raccontarci la nascita del brand e le difficoltà del lavoro in famiglia…
Paglia Milano è formato da tre donne, Margherita, Francesca e Giulia. Tre donne che sono anche sorelle. Si sa, non è scontato andare sempre d’accordo in famiglia, figuriamoci quando si condivide un progetto imprenditoriale come il vostro. Come vivete questa collaborazione? E come avete vissuto l’inizio del vostro progetto, rispetto all’ambito lavorativo in cui vi siete inserite?
È vero andare d’accordo non è sempre facile. E non è neanche semplice riuscire a conciliare tutti gli impegni che abbiamo! Sicuramente portare avanti un progetto che dà soddisfazione, ci aiuta a non perderci d’animo e a superare le incomprensioni e le fatiche.
Designer, architetto e graphic designer. Voi tre sorelle Paglia siete sicuramente accomunate dalla voglia di progettare bellezza. Come siete arrivate a decidere di collaborare proprio nella produzione tessile?
La realizzazione di vestiti é un tema che appartiene alla nostra famiglia: la nostra nonna era una sarta. Tessuti, rocchetti, passamanerie giravano per casa da quando eravamo piccole. Negli anni ’80, quando non c’era ancora tanta scelta come oggi per acquistare dei capi di vestiario, andavamo in giro per Milano a vedere le vetrine: era poi la nonna che realizzava per noi gonne e pantaloni. Forse per questo che ci siamo trovate d’accordo sul tema moda!
Vi definite “un marchio di moda “eco-chic”, che dimostra che sostenibilità, etica, bellezza ed eleganza possono andare d’accordo”. Negli ultimi tempi il concetto di sostenibilità è usato tanto, e purtroppo spesso anche male, assumendo quindi valori diversi a seconda di chi pronuncia tale parola. In cosa consiste per voi concretamente essere sostenibili?
Per noi la sostenibilità coincide con la parola Km 0. Ci serviamo dei tessuti che vengono prodotti nei grandi distretti del nord Italia (le sete di Como, i cotoni a Bergamo, le lane nel biellese) e facciamo lavorare i nostri artigiani, con cui negli anni abbiamo costruito un rapporto di fiducia. Saper valorizzare al massimo le risorse che abbiamo a disposizione ci sembra la via più efficace per rispettare l’ambiente e far rivivere la tradizione da cui veniamo, nel nostro lavoro.
Qual è stata la collezione che avete amato di più? E quella che invece è stata più impegnativa e “sfidante”?
Forse non si tratta proprio di collezione… in generale riuscire a far collimare l’impeto creativo con la richiesta delle clienti (che son donne alla prese con la vita di tutti i giorni) a volte risulta il vero labor-limae. Un bel cappotto non deve impedirci di prendere la bici o saltare su un motorino con tanto di spesa appresso e tutto questo facendoci sentire belle e in ordine.
Non é sempre un compito progettuale facilissimo!
La vostra ultima capsule collection, MIgiocoLaMaglietta, ha un evidente forte richiamo al territorio in cui siete inserite, la città di Milano. Cosa rappresenta per voi questa città, sia sul piano professionale che umano, e come è nata l’idea della capsule?
Noi tutte siamo nate e cresciute a Milano. Il gusto per una bellezza semplice, sobria ed essenziale crediamo faccia parte della nostro bagaglio culturale. Un tratto distintivo della milanesità è imparare a riconoscere le cose belle a prescindere dalla marca o dal negozio: si tratta più di allenare il proprio gusto. In mi-gioco la maglietta volevamo mettere assieme un gioco divertente (di questi tempi abbiamo bisogno di qualcosa di leggero che ci faccia sorridere) con un piccolo contributo al restauro del Duomo che è stato e sarà sempre il simbolo della nostra città.
Come state affrontando la situazione attuale? Cosa vi spinge a continuare il vostro progetto?
Cerchiamo di fare del nostro meglio… certe che dopo la tempesta, c’è sempre il sole. Occorre resistere ed attendere.
B.A.
Foto: Ufficio stampa
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