A Ivrea, in Canavese, per scoprire l’archeologia industriale
Dopo gli anni di Arduino, marchese di Ivrea, primo re d’Italia, il Canavese, questo piccolo territorio incuneato tra Piemonte e Valle d’Aosta, ha avuto i signori Olivetti. Imprenditori geniali e illuminati, capaci di trasformare il territorio con le invenzioni di Camillo e l’intelligente visione imprenditoriale di Adriano. L’Olivetti diventò un’azienda faro nel panorama italiano e mondiale. Non solo per la creazione di prodotti all’avanguardia per tecnologia e stile (basti pensare alla Lettera 22 e alla Divisumma 14 esposte tuttora al MoMa di New York), ma anche per l’idea di Comunità che univa proprietà e lavoratori.
Con una visione davvero lungimiante Adriano Olivetti negli anni ‘50 volle le colonie per i figli dei dipendenti, asili e mense interne, alloggi ariosi e armonici per gli operai, uffici luminosi e open space per gli impiegati. E Ivrea per le sue testimonianze di un passato industriale davvero unico, ha avuto il riconoscimento Unesco nel 2018, come città industriale del XX secolo. Il riconoscimento premia le peculiari strutture architettoniche di Ivrea lasciate dalla fabbrica Olivetti tra gli anni ‘30 e ‘60 su un’ampia area del tessuto urbano: costruzioni residenziali, industriali e sociali di grande qualità, in particolare sul percorso del museo all’aperto di architettura moderna MAAM, prevalentemente lungo la via Jervis.
Il complesso di edifici è tra le più efficaci espressioni materiali di una visione moderna dei rapporti produttivi progettati dai maggiori architetti italiani del 20º secolo, in particolare Luigi Figini e Gino Pollini. Sono di grande rilievo il Palazzo uffici, la centrale termica, le officine H, l’asilo nido e la mensa, il centro studi, le case popolari di borgo Olivetti, le case per famiglie numerose, il quartiere residenziale Talponia, un originalissimo complesso ad arco interrato sotto una collina verde e dotato di un unico lato di vetrate esposto alla luce, con alloggi per dirigenti e dipendenti, l’edificio della Serra, un’originale costruzione a forma di macchina da scrivere, in origine sede di un albergo. Un modello di lavoro e di vita che faceva coesistere armonicamente lo spazio economico, produttivo e quello sociale.