Fagottini “di recupero” con zampone di Modena e lenticchie di Linosa
Tra le numerose definizioni entrate ormai a far parte della moderna terminologia usata dai media, sia sul web che nella carta stampata, uno degli inglesismi più gettonati (salito alla ribalta in seguito ai problemi legati alla pandemia da Covid-19) è senz’altro quello di recovery. Utilizzata soprattutto nell’ambito del linguaggio economico-politico, questa ennesima invasione semantica approdata nella nostra lingua può essere traghettata anche il settore del food, per designare quella consuetudine più prosaicamente nota con la locuzione di “riciclo degli avanzi”. Fenomeno che si ripropone spesso in cucina, soprattutto dopo libagioni particolarmente abbondanti come quelle che caratterizzano i banchetti legati alle festività natalizie e di fine anno.
Uno degli esempi più classici è legato al tradizionale cenone di Capodanno quando arriva in tavola l’immancabile piatto a base di cotechino (o zampone) e lenticchie. Spesso preparato in dosi industriali rispetto al numero dei commensali per cui, considerando che si degustano a fine cenone (dopo aver ingerito un già considerevole quantitativo di calorie) gli ospiti si limitano spesso ad un breve assaggio e la cambusa di casa di ritrova la mattina di Capodanno con un grosso pentolone di zampone e lenticchie. Che fare? A parte le soluzioni più scontate, come riportare tutto a tavola dopo aver riscaldato il piatto, o realizzare delle appetitose polpette, una buona idea può essere quella di trasformare questi ingredienti in dei fagottini di recupero (recovery bundles) utilizzando come ripieno della sfoglia le fette di zampone e le lenticchie avanzate.
Avvalendosi inoltre di prodotti di alta qualità, come lo zampone di Modena IGP e le famose lenticchie di Linosa, si può trasformare quel che resta del cenone di San Silvestro in un vero piatto gourmet, ulteriormente esaltato da un dressage adeguato e dalla scelta di un vino esclusivo.